foto di a. rutigliano

Cacciatori di bracconieri

Foto e testi di P.Rossi, Dario Casarini e CABS (Genova – 25 dicembre 2017)

Sono passati quattro anni dalle foto che scattai nel 2013 a Cipro. Ad oggi purtroppo quelli scatti sono ancora molto attuali perché la situazione “bracconaggio” sull’isola non è cambiata molto. Ogni primavera e autunno, nella parte greca dell’isola di Cipro (appartenente all’ Unione Europea!) centinaia di migliaia di uccelli migratori vengono uccisi con fucili e con l’utilizzo di diversi tipi di trappole. L’isola rappresenta un importante corridoio migratorio, dove convergono molte specie che si riproducono in Europa e svernano in Africa, dai rapaci ai piccoli uccelli canori. Uccellini di pochi grammi di peso, impegnati nelle loro epiche migrazioni stagionali, fanno tappa sull’isola per rifocillarsi e riposarsi dopo chilometri e chilometri di volo ininterrotto sopra il mare aperto. Al loro arrivo sull’isola si trovano circondati da una moltitudine di richiami elettronici, che li attirano con l’inganno verso i siti illegali di cattura, dove trovano la morte nelle reti da uccellagione e sui bastoncini cosparsi di vischio. Le vittime preferite dai trappolatori sono le capinere e altri piccoli silvidi, componente principale di diversi piatti della tradizione cipriota. Rimangono però invischiati nelle trappole moltissime altre specie, come i barbagianni, le averle o i colorati gruccioni, che non rivestendo alcun interesse per i bracconieri vengono uccisi e gettati via.

capinera in trappola p.rossi– un volontario del CABS sta per liberare una capinera invischiata in una trappola cipriota.

Report CABS 2017: A Cipro questo autunno ci hanno fatto a pezzi politicamente e mediaticamente. Partito il nostro campo e iniziate le prime belle denunce, i trappolatori ci hanno prima accolti a fucilate in un sito di trappolaggio  (nessun ferito fortunatamente dei quattro volontari), poi hanno indetto una manifestazione a favore dell’illegalità venatoria, a cui hanno partecipato 2.000 persone, la più grande partecipazione mai osservata sull’isola.  (…) di seguito alcune delle principali richieste politiche delle istituzioni e degli abitanti ciprioti (parte greca): 1 sbattere fuori il CABS (volontari antibracconaggio) dall’isola e 2 sbatterli fuori a parole o “con la violenza” cit. recente del sindaco Paralimni  (…) Abbiamo chiesto al capo dei guardia caccia di Cipro (Pantelis Hadjigerou) di fornirci il supporto dei suoi agenti per le nostre segnalazioni dei siti di trappolaggio illegale ma abbiamo ricevuto picche. In compenso lo stesso Hadjigerou ha ribadito a favore di telecamera che i criminali eravamo noi perché distruggevamo le trappole, proprietà dei trappolatori. (…) alcuni nostri contatti nella polizia di Cipro ci hanno avvisato che la situazione è paradossale: le denunce a trappolatori che uccidono specie protette vengono buttate nel cestino. (…) Al contempo gli unici due poliziotti che da 5 anni ci hanno accompagnato sul campo (Nikos e Marios) sono stati rimossi e non più sostituiti. Rimasti soli, abbiamo realizzato un video under cover che riprende il boss della mafia di Larnaka mentre cattura e uccide insieme ad altri 6 uomini centinaia di uccelli protetti usando ben 13 reti nella sua ben nota proprietà. Portiamo il filmato alla polizia con relativa denuncia, ma le settimane passano e ad oggi non ci risulta nessuna iniziativa giudiziaria a loro carico (…)

foto di d gutenfelder– Questa foto –volontaria e fotografo in viaggio verso i siti di cattura illegale- è stata scattata dal reporter David Guttenfelder a Cipro nel 2013 – Guttenfelder è abituato a testimoniare fotograficamente “le zone di guerra” (Iraq ad esempio) e in quelle settimane era impegnato a documentare anche la situazione di Cipro perché sull’isola il clima è drammaticamente bellicoso contro gli uccelli di passaggio e contro coloro che gli difendono. Per il NAT GEO David, realizzò in quell’anno scatti sul bracconaggio in tutto il bacino del mediterraneo e ne seguì un bellissimo servizio pubblicato sulla medesima rivista intitolato “L’ultimo canto”.

FERITE SERGIO

– Le aggressioni ai volontari e gli atti vandalici alle auto del CABS sono quasi all’ordine del giorno durante la stagione dei campi anti-bracconaggio a Cipro.

GOMMA TAGLIATA– Questa foto testimonia come accidentalmente muoiano anche molti rapaci nelle trappole a vischio e nelle reti. Nel 2013 un bracconiere cipriota forse pentito ci confidò che “i piccoli uccelli finiscono in padella o venduti sul mercato in nero, destinati a diventare cena per ricchi turisti russi. I grandi rapaci –continuò il pentito- che finiscono nelle trappole vengono ammazzati e buttati o liberati feriti e invischiati”.

foto di a. rutigliano– Uno splendido barbagianni invischiato in una tipica trappola cipriota, il “limestick”!  Per fortuna in questo caso i volontari sono giunti prima del bracconiere.

SOCCORSO RAPACI

– Il CABS oltre a denunciare i trappolatori e a rimuovere le loro trappole si occupa anche della riabilitazione delle “vittime delle trappole” – in foto uno sparviere sta per tornare in libertà.

POLIZIA– Due agenti non sono sufficienti per inibire il dannoso lavoro dei trappolatori ma il governo ha fatto di peggio: ha rimosso anche questi due poliziotti. Oggi il CABS non ha polizia di appoggio sul campo e con un territorio enorme da monitorare: tutta la parte greca (orientale) di Cipro !

reti da bracconaggio p rossi– Durante la migrazione una sola rete può catturare sino a 50-100 uccelli in una sola notte, si stima che le reti a Cipro siano migliaia in funzione per almeno 2/4 mesi all’anno – nella foto due volontari le stanno per rimuovere.

volontario libera un piccolo migratore– Un volontario del CABS libera un silvide dalla rete dei trappolatori. Se la polizia non arriva sul posto a denunciare il bracconiere -quasi sempre purtroppo- il CABS libera gli uccelli in trappola e poi rimuove le reti autonomamente.

CARTUCCIE SPARATORI DI TTT– Cipro, pur essendo molto turistica, ricorda molto l’Italia del dopoguerra per quel che riguarda lo scarso rispetto per l’ambiente: degrado generale, campi e boschi pieni di plastica e rifiuti. Le persone per puro divertimento sparano ovunque e a tutti gli animali che avvistano. Anche alle rondini! E raramente se ne cibano.

RIFIUTI“Quella contro il bracconaggio è una battaglia che il governo cipriota non vuole combattere ed è probabile che quasi 1 milione di uccelli muoia ogni anno a Cipro. Noi volontari rischiamo di farci ammazzare per salvare solo pochi di loro” Sergio volontario CABS komitee

RICERCA TRAP– Trovare le trappole è facile, i trappolatori usano richiami elettronici per attirare gli uccelli. I volontari sentono il richiamo, seguono il canto (a volte per chilometri) e quando trovano il richiamo trovano anche le trappole!

RICHIAMI ELETTRO– Gli uccelli in migrazione, stremati dal lungo viaggio si fidano dei richiami sonori della propria specie ma ad attenderli non ci sono i propri compagni, bensì le trappole!

GABBIA SQUALO

– Gli ulivi e altri alberi vengono modificati per posizionare le trappole. Nella foto si possono notare anche travi e scale di legno per favorire l’ allestimento e il controllo delle trappole da parte dei bracconieri. Si vede anche una grande gabbia, con lo scopo di complicare le azioni dei volontari del CABS. I volontari hanno denominato questa super trappola “la gabbia-squalo”.

RIMOZIONE TRAP PAOLO– Durante il mio report del 2013 in più occasioni ho dovuto metter da parte la mia reflex per aiutare (spesso goffamente)i volontari nelle azioni sul campo.  Come si può ben immaginare i volontari sono pochi e devono monitorare giornalmente centinaia di siti di trappolaggio sparsi in un territorio molto grande.

SALIVA E VISCHIO– Una volontaria del CABS dopo aver liberato da una trappola una femmina di capinera utilizza la saliva per rimuovere il vischio: è il modo più indolore e rapido per risolvere la situazione senza lasciare alcun danno sul corpo dell’uccellino selvatico. In questo caso il piumaggio era in ordine e dopo la pulizia e il controllo di rito la capinera è stata liberata.

  • da usare

 – Spesso alcuni dei piccoli migratori salvati dai volontari non possono continuare il proprio epico viaggio per i danni riportati al piumaggio. Dovranno resistere qualche mese sulla “dannata” isola, in attesa che le penne ricrescano, permettendo loro di tornare a migrare nei cieli sopra il nostro Mar Mediterraneo.

TABLET– Due volontari memorizzano sul database ogni sito di bracconaggio. Quest’ operazione risulta estremamente utile per chi in futuro vorrà lavorare per tentare di porre fine al diffuso e radicato scempio del trappolaggio sulla parte orientale dell’isola di Cipro.

FINALE TRAMONTO

Altre e info e contatti: paorossi.it  e komitee.de/it/start (CABS)

 

Piero, il pastore che lotta coi lupi

11 dicembre 2017 – Appennino abruzzese (Sirente Velino)

Piero, il pastore  che lotta coi lupi

Di Paolo Rossi

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Piero Tomei negli pascoli alti – Foto di Francesco Lorusso

In un pomeriggio dello scorso mese di agosto mentre il giovane pastore Piero Tomei  pascolava 50 delle sue pecore in un ambiente selvaggio dell’Appennino abruzzese è stato testimone di un attacco di lupi al suo gregge: 12 lupi contro 8 cani ! “Nel parapiglia Leone, il più valoroso dei miei cani è stato aggredito da tre lupi ed è stato probabilmente salvato dal vreccale” (tipico collare “antilupo” a protezione della giugulare). A parte l’ansia e la perdita di un giovane montone “i cani hanno lavorato benissimo” -scrive Piero su facebook (dove appare anche la foto di un suo cane malconcio a fine battaglia)-  attimi concitati e trambusto generale durante una delle battaglie più antiche e affascinanti del mondo rurale abruzzese. Nel centro Italia infatti lupi e cani da difesa combattono e al contempo convivono da sempre. “Un macello, quando i lupi attaccano non sai come tenere raggruppato il gregge, perché i cani sono impegnati nello scontro e le pecore sono terrorizzate e tendono a sparpagliarsi. Per di più i lupi hanno strategicamente attaccato proprio in una zona scomoda piena di gole, buchi e fosse”.

Paolo Rossi: Il pastore è un mestiere che hai ereditato dai tuoi?

Piero Tomei: No, fare il pastore è una passione innata. Già a 3 anni appena potevo scappavo da casa per stare nel gregge di pecore di un signore del mio paese. E a 8 anni lavoravo già come servo pastore a 40 km di casa!

PR: Oggi, in che territori ti sposti e lavori con le tue pecore durante l’anno?

PT: Nei luoghi più selvaggi delle catene montuose del Sirente Velino, faccio parecchi chilometri con il mio gregge e i miei cani alla ricerca dei pascoli più verdi. Vario da territori situati a 900 m s.l.m (inverno – inizio primavera) sino a montagne di 1800 m s.l.m. (a fine estate – inizio autunno).

PR: che puoi dirmi di altro su quel giorno di Agosto?

PT: Che i cani impegnati nella battaglia erano 6 da guardiania (Cani Abruzzesi da pecora) più due “da conduzione”. Quindi una proporzione di 12 contro 6. I lupi avevano il vento a favore e quindi sentivano la puzza dei cani, la puzza delle pecore e la mia puzza perché anche io stavo scendendo in mezzo al gregge. Hanno attaccato in una zona “sporca” e ripida circondando il gregge da tre fronti: si son divisi in tre gruppetti da 4. Subito hanno attaccato i cani per ammazzarli, sembravano più interessati ai cani che alle pecore. Si sono concentrati su Leone, come se avessero dei conti in sospeso con il più forte “dei miei”. 

PR: E i tuoi cani li han respinti con successo?

PT: Si ne sono usciti un po malconci ma li hanno respinti! Leone ancora oggi fatica a camminare a causa dei danni alle zampe posteriori. Forse dei bracconieri hanno ammazzato i lupi dominanti di quel branco, così gli altri lupi, disorganizzati, hanno attaccato disperatamente le mie pecore invece che le loro prede abituali come caprioli,cervi e cinghiali. Infatti poi la stessa famiglia di lupi ha riattaccato il mio gregge in settembre durante il brutto tempo prolungato. Secondo la mia esperienza quando i bracconieri locali lasciano in pace i lupi anche il mio gregge riceve meno attacchi.

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Uno dei cani di Piero Tomei porta i segni della lotta con il lupo – foto scattata da Tomei

PR: puoi dare qualche regole per diventare un pastore “estremo”? Capace quindi di fare questo lavoro in zone dove ci sono grandi predatori come lupi e orsi.

PT: intanto bisogna sempre vigilare sui propri animali, non si può fare il pastore come secondo o terzo lavoro. Occorre dedicarci tempo. Chi lascia i propri animali incustoditi durante il giorno dove ci sono lupi rischia di perderli, può perderli anche tutti in poco tempo. Quel giorni di agosto nonostante i miei ottimi cani, se non ci fossi stato io presente avrei perso molte pecore, perché il gregge si sarebbe disperso.

PR: E durante la notte?

PT: Il gregge può esser lasciato solo ma in compagnia dei cani, io ho cani sia all’esterno dei recinti che all’interno. Coi cani che vigilano posso pure permettermi di avere recinti non troppo alti: intorno al metro.

PR: Altri consigli sui cani?

PT: i cani vanno seguiti, rispettati e gestiti a DOC. Bisogna dar loro da mangiare: se il cane non è in forma non può affrontare ne fisicamente ne moralmente un lupo. Una delle mie femmine di recente (abile lottatrice) è fuggita davanti ai lupi perché era un po’ magra a causa del recente parto. Avere e seguire i cani non è solo un impegno ma anche un grande motivo di orgoglio: vederli lavorare bene  spesso dà più soddisfazione che fare un buon formaggio, visti anche questi tempi, dove il nostro formaggio non è valorizzato e “pagato” come dovrebbe.

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I territori dove lavora Piero Tomei – foto scattata da lui

PR: I tuoi cani socialmente sono in qualche modo simili a una famiglia di lupi, ognuno col proprio ruolo, carattere e qualità?

PT: In qualche modo si, ogni cane ha il suo ruolo e il suo carattere. Ad esempio due dei miei cani controllano le pecore da posizioni elevate, sono i “guardiani”. Poi ci sono i “svegliarini” che sono agili e fanno da sentinelle. E ancora ci sono quelli più “pesanti” molto abili nello scontro corpo a corpo con i lupi e possono arrivare anche a pesare 65 kg. Un lupo pesa in medi fra i 30 – 35 kg.

PR: Se dalle mie parti qualche pastore o “neo-pastore” vuole dei cani abruzzesi da pecora, posso dare a loro il tuo contatto?

PT: Certamente, anche se i miei cani bisogna meritarseli. Cerco di non darli a pastori improvvisati, che non seguono le proprie capre o pecore. Preferisco darli a persone che come me hanno il mestiere nel sangue. Perché fare il pastore deve essere prima uno stile di vita e poi un mestiere.

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Piero Tomei e il suo gregge – foto di Francesco Lorusso

Un altro lupo ucciso (Novembre 2017 Liguria)

http://www.savonanews.it/2017/11/28/leggi-notizia/argomenti/cronaca-2/articolo/roccavignale-trovato-un-giovane-lupo-senza-vista-in-frazione-strada.html

La Liguria ancora oggi, è un territorio difficile per i lupi, il bracconaggio è diffuso e allo stesso tempo poco controllato. Le autorità sono poche e fanno quelle che possono. Tra i cittadini dei paesi regna una tale omertà da far invidia a Cosa Nostra. I lupi in pratica, possono contare solo su se stessi se vogliono sopravvivere: sulle loro capacità di evitare trappole ed imboscate da parte del bracconiere di turno. (Grazie all’amico Stefano per questa triste ma doverosa segnalazione di lupo ucciso)

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Buon viaggio principe delle tenebre!

“La morte è soltanto un varo verso la regione dell’ignoto inesplorato, non è che il primo saluto alle possibilità dell’immenso remoto, del selvaggio, dell’equoreo, dell’infinito” H. Melville, Moby Dick

Grandi lupi e piccoli uomini. Di Paolo Rossi

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SITOlupi di Paolo Rossi

Mentre scendevamo attraverso quell’elegante e brutale selva di vecchi mastodontici faggi ci sentivamo pacificati, riconciliati. Il buio era calato da un po’ e mentre camminavamo verso valle non avevamo bisogno di scambiarci parole sullo straordinario evento che ci era capitato solo un’ora prima. L’impresa era stata compiuta: avevamo cercato lupi liberi in uno degli ambienti più inospitali ed estremi dell’Appennino e ce l’avevamo fatta: li avevamo visti! Quel fugace avvistamento fu sufficiente a spazzare via settimane di fatiche e umiliazioni che i lupi ci avevano più volte inferto, non mostrandosi o defecando non lontano dal nostro accampamento.  Tracce che stavano lì a ricordarci quanto noi fossimo solo degli insoliti ospiti nel loro ambiente, e loro i padroni assoluti. 

SITOPaolo Rossi in faggeta di Nicola Rebora

Due notti prima eravamo in balia della natura selvaggia. La tenda era sferzata da un vento fortissimo. Sentivamo il  frastuono dei rami che in quegli attimi si spezzavano non lontano da noi. Avevamo il timore che un grosso ramo di quei faggi vetusti ci si schiantasse addosso. Come in un  racconto di Jack London, al vento si aggiunse il nevischio. Poi li sentimmo.  Gli ululati si levarono dalle tenebre, lugubri e feroci, confondendosi con i fischi del vento. Ululati di richiamo e di risposta, famelici, lamentosi. La mattina seguente, le orme dei lupi sulla neve  attorno al nostro accampamento dimostravano inequivocabilmente che mentre noi uomini civilizzati eravamo impauriti e infreddoliti all’interno della nostra piccola tenda, loro erano a proprio agio: giocando, sdraiandosi e inseguendosi! Là fuori, nei luoghi estremi.

sitoFaggeta vetusta di Paolo Rossi

Questa storia partecipa al Blogger Contest.2017