Articoli

Sulle orme delle vacche ribelli

Immagine

MELE (Genova). Una balla di fieno, tre scatole di sale grosso, qualche chilo di mele e di prugne molto mature, quasi marce. L’esca dovrebbe funzionare. È stata sparsa al centro d’una piccola radura circondata da castagni e faggi. Perché all’alba c’erano delle tracce lungo la strada stretta che porta al Passo del Turchino, sull’Appennino alle spalle di Genova. E allora non devono essere lontane. Dopo quasi tre ore di appostamento, Kociss l’Indiano si porta l’indice alle labbra. <<Shht!>>. Eccole. Tra lo scuro del bosco si muove qualcosa. Rumore di rami secchi spezzati. La capobranco, che è vecchia e magra, fa due passi allo scoperto: si guarda intorno, lentamente. Poi all’improvviso scarta di lato, torna a nascondersi tra gli alberi. Una poiana si è alzata in volo, oppure è successo per colpa di un altro animale – una volpe, un cinghiale, magari un capriolo: quassù ci sono pure tassi, faine, persino le puzzole – che si muoveva tra la vegetazione? No. A spaventare la mucca è stato qualcosa che ha imparato a riconoscere: l’odore dell’uomo. E ha lanciato l’allarme alle altre, che l’hanno seguita subito risalendo la montagna. Di nuovo invisibili, libere. Chissà quante sono, le “Vacche Ribelli”. <<Attualmente non meno di sei, forse quindici>>, ci dice Eraldo Minetti che fino al 2015 da queste parti era il commissario della polizia provinciale e portava i capelli fin sulle spalle. Per questo lo chiamano ancora “l’Indiano”, “Kociss”. All’inizio di questa storia straordinaria, dieci anni fa, prima le ha nutrite e protette dal freddo. Poi le ha catturate abbattendo i maschi a fucilate, perché questi erano gli ordini del giudice. Ma qualche animale si è salvato, è riuscito a fuggire. E su questi monti del capoluogo ligure, tra i Comuni di Mele e Masone, un migliaio d’ettari soprattutto di boschi e meno di un terzo di pascolo, è cominciata la leggenda.

Immagine

Erano ottanta capi, l’allora pm genovese Silvio Franz (oggi magistrato Eurojust all’Aja) ne ordinò il sequestro denunciando per <<maltrattamento di animali>> il loro proprietario, che aveva la disponibilità di molti prati ma nessuna stalla. <<Bisognerà trovargliene una>>, disse un po’ preoccupata Benedetta Clio Ferrando, il sindaco di Mele cui furono affidate vacche e vitelli. Nel frattempo a nutrirle ci pensò Kociss coi suoi uomini. Durante l’inverno, però, era caduto quasi un metro di neve e le mucche si misero a vagare alla ricerca di cibo, distruggendo gli orti delle cascine in zona. Venne il momento del paziente recupero: una alla volta, le bestie entrarono in un recinto e poi nei furgoni per essere portate altrove. Ma uno degli ultimi capi – giurano fosse proprio lei, la capobranco – all’improvviso ruppe la staccionata e scappò con una decina di animali al seguito.

<<Hanno saputo adattarsi al territorio in maniera straordinaria. Sono forti, resistenti, e nonostante la mole – almeno 5-600 chili di peso – agili come caprioli. Quando brucano, una di loro fa la guardia ed è pronta a dare l’allarme. Ci abbiamo provato in tutti i modi a riprenderle. Sono venuti persino i butteri della Maremma coi loro cavalli, niente da fare>>, racconta Minetti. Le “Ribelli” sono mucche con sangue speciale nelle vene: la razza d’origine è la Limousine, coriacea e naturalmente autonoma, poi incrociata con pirenaica e la sarda. Orgogliose, invincibili. La gente del posto si lamenta. <<Hanno distrutto la mia recinzione, devastato gli orti, si sono mangiate in una notte il fieno che avevo messo da parte per le mie capre>>, mugugna la titolare dell’agriturismo Grilla. <<Di giorno di solito stanno nascoste, scendono la notte in cerca di cibo. C’è anche qualche toro, e succede che a volte i maschi si battano tra di loro facendo danni>>. Può anche capitare che col buio la mandria attraversi le strade della zona, mettendo in pericolo gli automobilisti. <<Devono essere prese. O abbattute>>. Recita la vecchia ordinanza del giudice. <<Cattura e affidamento sono operazioni complesse e costose. L’abbattimento è difficile: un colpo di carabina può non bastare>> dice Andrea Marsan zoologo dell’Università di Genova. <<Comunque il ritorno alla vita selvaggia non è sufficiente per dire che possono sopravvivere a lungo>>. Ma intanto sono passati più di sette anni, da quella fuga.

Immagine

Kociss ricorda che ad un certo punto s’era adottata la soluzione meno crudele:<<Eliminare i maschi, lasciare che le femmine si estinguessero naturalmente. Negli anni abbiamo abbattuto sei tori. Ma ce n’erano almeno ancora un paio, così il numero delle bestie è tornato a crescere>>. Col passare del tempo le mucche si sono fatte più sospettose e ora che di loro dovrebbe occuparsi la neonata polizia metropolitana, con pochi uomini e mezzi, ci si può avvicinare al massimo a 200 metri. <<Le si potrebbero prendere grazie a un grande recinto elettrificato, però costa troppo>> continua Minetti. <<E poi sono sempre di più quelli che tifano per la loro libertà>>. Paolo Rossi, fotografo naturalista genovese, grazie ad una raccolta fondi ha realizzato anche un bellissimo cortometraggio: Vacche Ribelli. Le protagoniste sono immortalate da telecamere notturne mentre di muovono sicure e felici sulle tracce della capobranco. Tra loro un giovane maschio la cui carcassa è stata trovata l’altra settimana in fondo a un rio. Dicono sia rimasto vittima dei bracconieri. <<Ma dovrebbe esserci almeno un altro toro nella mandria>>, dice Rossi. E c’è una luce di speranza nello sguardo. <<Sono animali fuori dagli schemi. Catturarle sarebbe peggio che ucciderle>>.

Di Massimo Calandri, Il venerdì di Repubblica – 20 ottobre 2017

Foto di Paolo Rossi Wolves Photographer, tratte dal film “Vacche Ribelli” (2017)

La marcia su Roma…dei LUPI!

Venerdi 25 novembre 2016

La marcia su Roma…dei LUPI!

di Paolo Rossi – paorossi.it

Una FOTO (forse) smaschera la presenza di un lupo nella Tenuta di Castelporziano (Roma)

pancifabrizio

(Foto di Panci Fabrizio postata su FB accompagnata dal commento “Mi affaccio alla riserva sicuro di vedere qualche cinghialotto ed invece mi ritrovo questo davanti, mi ha preso un colpo, sembrava un lupo…….un cinghiale alla sua vista è scappato”)

E così ce l’hanno fatta: i lupi hanno conquistato le grandi aree verdi incastonate fra le aree urbane della capitale d’Italia, Roma. In questi giorni un lupo è stato fotografato probabilmente nella Tenuta di Castelporziano, luogo celebre per “avere” all’interno dei suoi grandi recinti (4.000 ettari) specie di pregio come il Capriolo italico e il Cinghiale maremmano. Se la notizia verrà confermata dagli organi competenti, forse, la caccia di selezione da parte dell’uomo sugli ungulati che abitano la tenuta non sarà più necessaria! Ci penserà il lupo immortalato nella foto qui sopra a svolgere l’importante e NATURALE compito di “selecontrollore”. Già da 3-4 anni i lupi sono segnalati in zone molto vicine a Roma (vedi link articoli sotto) e sono i responsabili della vicina Oasi LIPU Castel di Guido a confermarmi ciò :“ci sono un maschio e una femmina che abitano stabilmente nella nostra oasi da almeno 3 anni”. I lupi hanno cominciato a colonizzare le aree verdi di Roma anni fa, arrivando probabilmente dai vicini e selvaggi Monti Simbruini, non si sono fatti intimidire da strade, cemento, umani poiché come dice il massimo esperto Italiano di lupi (Luigi Boitani): “il suo habitat è ovunque ci sia cibo e non rischi di essere ucciso”. In particolare nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano, il lupo potrebbe essere penetrato da alcuni fori delle recinzioni (la recinzione forse è troppo vasta per un’accurata manutenzione) durante il periodo dell’amore dei Daini (un mese fa circa?!), periodo durante il quale l’odore di sperma e urina di questi ungulati si può diffondere per decine di chilometri fungendo forse da attrattivo per un lupo vagante (*)  in cerca di nuovi territori e nuove prede. Il lupo in questione potrebbe essere giunto da zone vicine come la contigua Riserva Naturale di Decima Malafede o la non distante Riserva Regionale dei Castelli Romani: zone verdi ricche di possibili prede selvatiche ma anche vere e proprie isole verdi incastonate in un mare di cemento e strade. L’ennesima prova (non necessaria) delle incredibili capacità di adattamento del lupo e in particolare dei nostri lupi (Canis lupus italicus).

mappa-wolf-roma

 

(*) La “dispersione” dei lupi è una qualità straordinaria per la sopravvivenza della specie: in cerca di un nuovo territorio e di un compagno/compagna i giovani lupi possono percorrere anche 800-1000 km !!! Attraversando zone selvagge ma anche molto urbanizzate. Vedi il caso Ligabue https://www.youtube.com/watch?v=LdtfwhUK-Wc

Altri articoli:

Il lupo investito alle porte di Roma nel 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/01_Gennaio/16/Lupo.shtml

I primi lupi che arrivarono alle porte di Roma ?                                   http://www.qzlife.it/people/storie/lupi-roma/

fotoend