La lotta per la vita dell’orso marsicano di Fulco Pratesi

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(Foto Orso di WildLifeAdventures e Mappa di Corriere della sera)

Tra nuovi recinti e alberi da frutto, la lotta per la vita dell’orso marsicano

Corriere della Sera, giovedì 22 dicembre 2016

Non è un orso qualsiasi. L’ Ursus arctos marsicanus Altobelli, dal nome dello scienziato molisano che l’ha descritto, dovrebbe essere più vicino all’orso delle caverne (Ursus spelaeus) che non a quelli del nord Europa.
immagineI 50/60 esemplari che si aggirano nelle foreste dell’Appennino centrale – con centro nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (50 mila ettari, nato nel 1922) – non hanno, nonostante il loro valore, una vita facile. Solo dal 1971 al 2015, 112 orsi sono stati rinvenuti morti. Negli ultimi 45 anni la media è stata di circa 2,5 esemplari l’anno. Le cause, nonostante siano protetti, sono in primo luogo le fucilate di cacciatori e bracconieri (21 nel periodo in esame) e poi avvelenamenti da parte di allevatori o bracconieri (otto casi, più due sospetti). Nove sono finiti sotto le ruote delle auto e sei sotto il treno Sulmona–Campobasso.
Alcuni altri, deceduti per cause diverse, incrementano la lista delle perdite, che non consente, anche per l’esiguità dell’habitat protetto, un significativo aumento della consistenza, nonostante le nascite (undici nel 2012, sei nel 2013, undici nel 2014, cinque nel 2015 e dieci – di cui nove sopravvissuti – nel 2016).
Consapevoli dell’importanza della specie e dei pericoli che corre, principalmente per mano dell’uomo, molte iniziative sono in corso. Sia col Piano d’azione tutela orso marsicano (Patom) che coinvolge ministeri, Regioni, Parchi nazionali, Riserve naturali e Oasi Wwf, sia con l’attività di molte associazioni, dal Wwf alle locali «Salviamo l’orso», «Dalla parte dell’orso», «Associazione istituto abruzzese aree protette» e altre che si sono generosamente impegnate redigendo un Rapporto che è stato presentato recentemente a Pescara.
Oltre a quelle di divulgazione, sensibilizzazione, ricerca sul campo, censimenti e monitoraggi, l’opera dei volontari (anche provenienti, grazie al programma Erasmus, da altri Paesi) ha contribuito a recuperare le piante selvatiche e inselvatichite come peri, meli, ciliegi; a fornire e mettere in opera sistemi e recinti contro i danni provocati da orsi troppo confidenti; a sterilizzare cani inselvatichiti, e indennizzare per la perdita di animali da cortile, all’acquisto di cassonetti per rifiuti a prova di orso e messa a dimora di piante da frutto. Questo dovrebbe arrecare un sollievo alla popolazione ursina più a rischio del mondo.
A livelli più generali, la difesa della specie richiederebbe aumento della vigilanza e ampliamento della superficie protetta, soprattutto in luoghi di «corridoio ecologico» come quelli tra i Parchi d’Abruzzo, Lazio e Molise e quelli Regionali dei Simbruini e del Velino Sirente.

Fulco Pratesi

Lupi: l’epica ed estrema riconquista della Groenlandia!

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(Arctic Wolves – Photo Vincent Munier)

I lupi tornano negli areali perduti: stiamo assistendo ad una ricolonizzazione naturale da parte dei lupi in molte zone del nostro pianeta Terra. Zone dalle quali i “Canis lupus” erano stati sterminati dall’uomo con la forza (fucilate, trappole e veleno in primis).

Principali motivi del ritorno: Il primo è certamente il fatto che in molte zone del globo il lupo non è più perseguitato dall’uomo come un tempo. Il secondo motivo sta in una delle eccezionali qualità dei lupi: la “dispersione”. I giovani infatti, compiono vere e proprie odissee di moltissimi chilometri in cerca di una compagna/o e di un nuovo territorio (possono viaggiare anche per 1.000 chilometri se non trovano il luogo ideale per “fermarsi”).

Una delle ricolonizzazioni più affascinanti ed epiche: il ritorno “nell’estrema Greenland”! Questa è la storia che mi ha più affascinato e che naturalmente è tutt’ora “in corso” di svolgimento (Ulf Marquard-Petersen**). La superficie dell’isola in questione è molto estesa, ma le zone utili alla sopravvivenza di un qualsiasi mammifero e/o nostro simile sono pochissime e “arroccate sulla costa”.

La Storia: Sin dall’inizio dei tempi uomini (come gli Inuit) e lupi hanno convissuto e/o si sono tollerati sull’isola, sino a quando nei primi del ‘900, le cose cambiarono: giunsero danesi e norvegesi che attraverso l’utilizzo di veleno, perseguitarono e infine sterminarono la specie (1939 ultimo lupo ucciso in Greenland).

Il ritorno ufficiale: 1979 la prima segnalazione ” avvistato un lupo artico in Groenlandia! “

Da dove è arrivato? è giunto in modo naturale dai vicini (si fa per dire) territori del Canada del Nord, territori popolati da lupi ma con bassissime densità: 1 lupo ogni 2774 km2 (In Italia vi è un lupo ogni 80 km2 circa! Poichè, come tutti sanno, minore è la disponibilità di cibo per un predatore e minore è il numero dei predatori presenti in una determinata zona).

Il territorio: La calotta glaciale ricopre tutto l’interno del paese e arriva a uno spessore massimo di 3.000 metri. Per questo è la regione della Terra che più assomiglia al continente antartico (Wikipedia). Se a questo aggiungiamo il clima veramente estremo: 7 mesi di buio quasi totale con temperature che possono scendere anche sino a 45 gradi sotto lo zero, possiamo renderci immediatamente conto di quanto sia epica l’attuale ricolonizzazione della Greenland da parte dei lupi artici (Canis lupus arctos).

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I lupi che sono tornati in Groenlandia hanno sfruttato i corridoi ghiacciati che nella stagione fredda collega l’isola all’estremo nord canadese. Un viaggio davvero lungo e straordinario. Facilitato (come dicono gli esperti) dalle scie delle piste lasciate sulla neve da parte delle slitte militari trainate da cani (*) e guidate da uomini (che i lupi hanno abilmente e opportunamente seguito).

Oggi si stima che in Groenlandia ci siano almeno 50 lupi in libertà.

La fauna che hanno trovato in Groenlandia: I nuovi lupi arrivati, hanno trovato una buona popolazione di Bue muschiato (si stima che sull’isola viva il 40% della popolazione mondiale di buoi muschiati-Ovibos moschatus)***

* esistono alcune testimonianze di “guidatori di slitte” che hanno assistito a scene di lupi artici che seguono curiosi le loro piste.

** http://www.bioone.org/doi/pdf/10.2981/11-032

***http://wolfology1.tripod.com/id118.htm