Il lupo come risorsa turistica

In merito ai contenuti di questo articolo: https://genovaquotidiana.com/2017/01/31/lassessore-mai-frena-sulla-caccia-di-selezione-domani-a-de-ferrari-la-manifestazione-degli-animalisti/

“L’obiettivo finale resta comunque la tutela e la messa in sicurezza del comparto zootecnico locale”

(WildLife Watching – osservare i selvatici.  Foto di P.Rossi – Rifugio Pian dell Bosse 2015)

0162mdf

La zootecnia in Liguria praticamente non esiste, ed è comunque in calo, giusto comunque tutelare le poche attività rimaste. Se però vogliamo parlare di lupi in termini economici (oggi sono questi che contano, vabbè) occorre tenere in cosiderazione alcuni dati.

Primo fra tutti, la riscoperta dell’entroterra da parte di cittadini e turisti, attirati dai paesaggi unici tra cielo e mare, dai borghi sperduti e silenziosi e, diciamolo, anche dal ritorno del lupo, con l’ aura magica che questo leggendario predatore porta con sé.

Il “turismo del Lupo” è una realtà che alcuni Enti Parco (Antola, ad esempio) stanno in qualche modo scoprendo e incentivando, non dimentichiamo l’apertura del Centro Visite del Lupo a Rondanina e tutte le iniziative dedicate in tutta la Regione.

Fino a pochi anni fa, il nostro entroterra tentava di sopravvivere grazie all’indotto dell’attività venatoria in inverno, e grazie ai villeggianti in estate. Oggi, rispetto ad allora, i cacciatori si sono quasi dimezzati (finalmente direi, sono poco più di 15000 in tutta la Regione e calano di circa 500 unità all’anno), e la crisi ha spinto alcuni villeggianti ad accorciare, se non abbandonare del tutto le ferie.

Sono sempre di più invece, e qui parlo per esperienza diretta, quelli che scelgono di girare i sentieri dei nostri monti nel tentativo di avvistare le tracce del passaggio del lupo, che scelgono di comprare una reflex e non un fucile, che frequentano le osterie della Val Trebbia, della Val d’Aveto, del Parco del Beigua per rifocillarsi dopo una giornata passata a camminare (in genere senza aver visto un bel niente, ma per quello ci vuole esperienza).
È questo sempre più nutrito gruppo di persone che si avventura nelle nostre valli alla ricerca di quelle aziende agricole a conduzione familiare, proprio quelle che nella nostra regione lamentano il conflitto col lupo, per comprare da loro prodotti più genuini, per sfuggire dall’impersonalità del supermercato. I “lupari del 2000” sono spesso amici sia del lupo che del pastore, dal quale spesso si fanno raccontare avvistamenti, movimenti, episodi, legati alla presenza del predatore che loro, in genere, non hanno mai visto. Quante volte le informazioni vengono barattate con l’acquisto di una formaggetta?
La “febbre del lupo” può diventare una risorsa per l’economia dell’entroterra a patto che si investa in convivenza, non in repressione. È importante che, affichè non venga strumentalizzata politicamente per compiacere determinate associazioni di categoria, la deroga sugli abbattimenti sparisca dal Piano di conservazione del Lupo, è un passo indietro che è necessario fare.

In questo senso il lupo può rappresentare la salvezza per le nostre valli e, paradossalmente, anche per i pastori che ci lavorano.

Francesco Baroni

 

I lupi italiani sono unici al mondo! (Nat Geo)

(Straordinaria foto di Gian Luca Gavazzi)

498872

(…) Alberto Meriggi dell’università di Pavia (…) ha preferito non partecipare alla consultazione. “Dall’impostazione”, dice, “si capiva già dove si voleva andare a parare, cioè al controllo numerico del lupo. Io non sono assolutamente d’accordo ma sarei stato una voce fuori dal coro. D’altra parte i piani di gestione, a differenza dei piani d’azione, prevedono di default il prelievo, proprio a scopo di controllo numerico. Non volevo mischiarmi con questa farsa messa in piedi da colleghi molto accondiscendenti nei confronti del potere politico, che a sua volta subisce le pressioni di categorie come allevatori e cacciatori. La verità è che allo stato attuale non c’è alcuna necessità di controllo numerico: basterebbe intervenire con metodi di prevenzione, che si sono dimostrati molto efficaci, e migliorando la gestione delle popolazioni di ungulati selvatici”. Meriggi cita diverse pubblicazioni scientifiche che, sostiene, confermano l’inefficacia degli abbattimenti di lupi per prevenire la predazione del bestiame. (…)

Articolo completo : http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2017/01/31/news/lupi_piano_gestione_caccia_abbattimenti-3403733/?ref=fbng

PERCHÈ VOGLIONO LEGALIZZARE QUESTO?

di Francesco Baroni

16406600_10154689243370971_4786296760687300666_n

Si sta molto parlando, in questi giorni, del “Piano per la gestione e conservazione del Lupo in Italia”. Il documento, al paragrafo 7 della Parte III autorizza le tanto discusse deroghe al divieto di abbattimento dei lupi.

Quello che è realmente interessante è il paragrafo 7.1 sugli “Obiettivi della deroga” ovvero

a) Per prevenire danni seri, in particolare a raccolti bestiame domestico, foreste, pesca e acque e altri tipi di proprietà
b)Nell’interesse di salute e sicurezza pubbliche, o per altre importanti ragioni di interesse pubblico, incluse quelle di natura sociale o economica e di conseguenze benefiche di primaria importanza per l’ambiente.

Gli stessi redattori del Piano sono scettici riguardo all’applicabilità e all’efficacia del punto A, sostengono infatti che affinchè tale obiettivo vada perseguito con le deroghe sugli abbattimenti sarebbe necessario “un impegno di prelievo massiccio e continuativo nel tempo” e che “non esiste una relazione lineare tra numero di lupi e quantità di danni che permetta di pianificare un prelievo in ragione del danno sostenibile”.

Diversa è l’opinione sul punto B, e qui viene il bello.
Sostanzialmente i redattori del piano, preso atto del fatto che in alcune zone dell’areale del lupo sussistano condizioni di forte tensione sociale a causa di metodi di allevamento sviluppatisi durante i decenni di assenza del predatore, ritengono che l’abbattimento di alcuni esemplari possa “rappresentare un importante gesto di partecipazione e una dimostrazione di flessibilità che possono aiutare a superare il clima di contrapposizione che a volte sfocia in atti di bracconaggio” o, se vogliamo dirla in parole povere “non serve a un cazzo, ma visto che tanto lo fate lo stesso…”

Ma il meglio viene con la conclusione del paragrafo “Obiettivo primario di eventuali deroghe (…) è di contribuire (…) alla riduzione a) di eventuali danni ripetuti e massicci su scala ristretta b) DEL RISCHIO PERCEPITO E ALLA MITIGAZIONE DEI CONFLITTI SOCIALI ED ECONOMICI CONNESSI ALLA COESISTENZA TRA UOMINI E LUPO (avete presente cappuccetto rosso? abbatteteli, prima che si mangino la nonna!).

Personalmente leggo l’ipotesi delle deroghe come un vero e proprio contentino dato a un determinato gruppo di interesse che non ha nessuna utilità effettiva nella riduzione di un conflitto (che esiste, sia chiaro) tra la presenza del lupo e alcune attività umane.

Anche l’argomento, fornito da alcuni, secondo cui la deroga al divieto di abbattimenti permetterebbe di controllare il fenomeno del bracconaggio, non ha alcun senso. Primo perchè adattare il diritto al fatto è uno squallido escamotage per non ammettere la propria incapacità di contrastare determinati comportamenti, secondo, perchè legalizzando l’abbattimento dei lupi si darebbe legittimità a quel pensiero primitivo ancora forte in molte realtà, rurali e non, del nostro Paese, per il quale il lupo è considerato al pari di un’erbaccia da estirpare: “Vanno tolti”, spesso l’ho sentito dire.

Detto ciò, mi dispiace che sia stata inserita questa parte all’interno del Piano, perchè nel complesso si presentava bene, certo difficilmente applicabile data l’enorme diversità di condizioni (sociali, ambientali, economiche e culturali) del nostro Paese, ma sicuramente ricco di proposte positive. Peccato davvero.

Nelle foto, scattate da Paolo Rossi, un giovane lupo ucciso (per ora, illegalmente) in Val d’Aveto alcune settimane fa

Lupo ucciso in Liguria

Cabanne – Val D’Aveto

Nei primi giorni dell’anno 2017

01-1384-paorossi 03-1442-paorossi 06-1302-paorossi

Le foto parlano da sole, si tratta dell’ennesimo lupo ucciso da una fucilata in Liguria. Il fatto è avvenuto nelle immediate vicinanze del paesino di Cabanne in Val D’Aveto. Il lupo è stato trovato morto da Marco G. (villeggiante) sulle rive del fiume Aveto. Si tratta di maschio di circa un anno e mezzo colpito da una carabina utilizzata di solito per sparare ai caprioli (nella foto il “tremendo” foro di uscita). Il lupo è stato consegnato dalla Polizia Provinciale al CRAS di Campomorone: (il comunicato) https://www.facebook.com/enpagenova1/posts/689798831192169. Anche nella morte, questo lupo è rimasto coerente con la sua natura: elusivo, mimetico e integrato nel suo ambiente. Infatti, ho impiegato un po di tempo a trovare la sua inerme carcassa dove mi era stata segnalata.

“La morte è soltanto un varo verso la regione dell’ignoto inesplorato, non è che il primo saluto alle possibilità dell’immenso remoto, del selvaggio, dell’equoreo, dell’infinito” H. Melville, Moby Dick